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Dal 19 ottobre al 14 novembre presso la Sala Litza Cittanova Valenzi nella nostra sede al Maschio Angioino.

30 anni fa, la notte tra il 5 e il 6 aprile 1992 cominciava la guerra in Bosnia ed Erzegovina (BiH).
Nonostante le tensioni e i conflitti già in atto in altre aree della ex-Jugoslavia, in Bosnia la guerra sembrava impossibile. Il paese era, ormai da decenni, un esperimento riuscito di convivenza pacifica tra popoli e religioni diverse. Eppure, gli appetiti dei paesi vicini e di politici nazionalisti senza scrupoli portarono velocemente il paese al conflitto. La guerra in Bosnia ed Erzegovina (1992-1995) è stata tra le più cruenti degli ultimi decenni con un bilancio di oltre centomila morti e
due milioni di sfollati. Popoli che fino a pochi giorni prima convivevano pacificamente si sono ritrovati di colpo uno contro l’altro, da vicini di casa e parenti a nemici. Una guerra costruita e alimentata dalla propaganda di odio e differenziazione razziale portata avanti dalle élites nazionalistiche dell’epoca.

La mostra “La guerra dimenticata. A 30 anni dal conflitto in Bosnia” si inserisce nel progetto #CriticaMente, finanziato dalla Regione Campania con i fondi FSE nell’ambito di Scuola Viva Azioni di accompagnamento. Il conflitto etnico, la propaganda razzista, la denigrazione dei gruppi sociali deboli sono temi centrali del progetto La mostra, realizzata presso la sede della Fondazione Valenzi, consiste in una raccolta di 24 foto scattate durante la guerra, in particolare durante il lunghissimo assedio di Sarajevo (1992-1996), dal fotografo Mario Boccia. L’esposizione è divisa in tre sezioni. La prima sezione è dedicata alle immagini di distruzione causata dalla guerra, la seconda alla vita quotidiana durante il conflitto e
infine la terza alla “resistenza civile” durante l’assedio della città di Sarajevo.
Oltre alle foto di Mario Boccia verrà proiettato un estratto del documentario “DERT”, di Mario e Stefano Martone, che narra la storia della cooperativa Zajedno (Insieme) di Bratunac (Bosnia Erzegovina), fondata nel 2003 e composta prevalentemente da donne serbe, croate e bosniache che si occupano della raccolta e della lavorazione di frutti.

Il fotografo:
Mario Boccia è un fotografo e giornalista specializzato in reportage sociali e di attualità internazionale. È stato corrispondente e inviato de “il Manifesto” da Sarajevo, Belgrado, Pristina, Skopje, Dyarbakir e Baghdad. Dal 1989 al 2011 ha lavorato in scenari di guerra e povertà in tutto il mondo (Balcani, Africa, America Latina, Medio Oriente). Non ama essere definito “fotoreporter di guerra” ma preferisce “fotografo di lamponi” perché, dal 2003, segue le attività della cooperativa agricola “Insieme” che produce confetture e succhi di piccoli frutti nella zona di Srebrenica, il paese del terribile massacro in Bosnia.
Le sue foto sono state utilizzate per promuovere campagne di ONG o Agenzie dell’ONU come: UNHCR, Cooperazione Italiana, OXFAM-Italia, AMREF, LegaAmbiente e molti altri.
L’11 aprile 2022 la sindaca di Sarajevo Benjamina Karic gli ha conferito la “Medaglia d’oro della città di Sarajevo” e sue fotografie saranno in esposizione permanente nel Museo Storico della Bosnia Erzegovina (nella nuova sede in allestimento).

Sinossi documentario DERT
In una regione ancora sconvolta dalla guerra della prima metà degli anni Novanta, al confine tra Serbia e Bosnia Erzegovina è nata nel 2003 la cooperativa Insieme (Zajedno). DERT racconta la storia della cooperativa e dell’amicizia che l’ha resa possibile, quella tra Rada, Skender e Mario, muovendosi nei luoghi della memoria di un paese segnato dalla guerra. Ma non è un film sulle vittime e sul dolore. È la testimonianza di una straordinaria esperienza collettiva fondata sulla dignità e sul lavoro. Un esempio di convivenza a dispetto di tutti i nazionalismi. Attraverso i ricordi, le riflessioni e il lavoro quotidiano si ricostruisce il contesto storico nel quale è maturata un’esperienza di pacifismo concreto che dimostra l’assurdità delle logiche nazionalistiche da cui sono scaturiti molti conflitti passati e recenti.

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