Il tema del secondo incontro, con format di focus group al fine di elaborare concretamente proposte da sottoporre all’attenzione dei candidati sindaco, dei media e dell’opinione pubblica, ha declinato il tema della rigenerazione urbana della Città quale strategia per il suo rilancio e per la sua vivibilità.
La sessione è stata presieduta dall’architetto Bruno Discepolo accompagnata dalla componente del Comitato d’Indirizzo della Fondazione Valenzi Lida Viganoni. Il panel era così composto: il direttore del Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II Mario Losasso, i docenti universitari Pasquale Belfiore, Alessandro Dal Piaz, Augusto Vitale, l’esperto di sviluppo locale Osvaldo Cammarota, il presidente dell’Ente Autonomo Volturno Umberto De Gregorio, l’imprenditore Giampiero De La Feld e il sociologo Lucio Iaccarino.
Dopo lunga e approfondita discussione iniziata con gli spunti di riflessione offerti da Bruno Discepolo, il gruppo di lavoro ha formulato le seguenti proposte circa le possibilità di una nuova politica di rinnovamento urbano di Napoli che si riportano sinteticamente di seguito.
Nel riconoscere che il territorio come città in termini di progettazione urbana innovativa offra interessanti spunti di lavoro, ma che nel contempo, rispetto alle altre grandi metropoli europee risulti molto indietro, gli esperti sono d’accordo nel promuovere nei confronti della futura amministrazione comunale una più convinta accettazione del concetto di urbanistica così come si desume dalla letteratura scientifica contemporanea in materia. Cioè non più come insieme di politiche e strumenti rivolti alla crescita espansiva del suolo o la nuova edificabilità di esso, bensì come prassi per il migliore ri-utilizzo, trasformazione e sviluppo del patrimonio già esistente, in primo luogo quello nella disponibilità della pubblica amministrazione.
Quest’ultimo a Napoli, è stato analizzato, ammonta in metri cubi, prestigio ed esposizione ad una delle più grandi masse a livello nazionale e internazionale, in maggior parte dismesso, sottoutilizzato o del tutto inutilizzato anche, ma non solo, a causa di una mancata sistematizzazione dei censimenti di questi cespiti. Nelle politiche per il territorio del nuovo sindaco di Napoli dunque si propone un cambio di paradigma sostanziale che mira ad abbandonare l’impostazione espansiva e regolativa degli strumenti urbanistici in favore di una visione di programmazione unitaria e coerente di riqualificazione e riconversione di aree, strutture e spazi, coerente con le mutate esigenza di vivibilità, demografiche, sociali e culturali della Città.
Altro punto centrale nella discussione e nella sintesi delle idee da sottoporre ai candidati sindaco è emersa, forte, la non più rinviabile questione, dato anche il mutato assetto legislativo degli enti locali, di approcciare in futuro alle politiche urbane di Napoli in continuum all’urgente bisogno di programmare un serio piano di recupero e sviluppo urbano dell’area metropolitana intesa non solo come rapporto con le periferie, ma soprattutto, ad oggi, in rapporto al territorio ex provinciale. Su questo tema si è messo in risalto, tra gli altri, la necessità di rivedere gli sforzi per le aree portuali o il nodo del trasporto pubblico locale quale ossatura portante di una relazione armoniosa tra gli spazi cittadini ed extracittadini. A tal proposito, ad esempio, si è segnalato come negli ultimi anni le risorse siano state catalizzate dal progetto dell’anello ferroviario metropolitano a discapito del trasporto su rotaia e gomma dell’intero complesso provinciale. Per l’amministrazione comunale e metropolitana quindi, una visone ‘Napolicentrica’ dovrà lasciare posto, se vuole realmente vincere la sfida delle Città Metropolitane, ad un progetto sistematico, integrato e armonico con tutto il vasto territorio circostante. Ci si è poi soffermati sull’idea coraggiosa, ma attuabile, di pensare ad una sana e sostenibile rigenerazione urbana di Napoli e insieme di slancio economico che passi anche attraverso un piano di reindustrializzazione, dove per industria non si intende quella pesante e invasiva del passato, ma una che punti tra tutti a tre mercati: settore risorse energetiche alternative, polo di formazione delle risorse umane e ambito della comunicazione e creatività. Nello specifico dell’attività di indirizzo politico-amministrativa comunale in ambito urbanistico si è ravvisata non più rimandabile una riorganizzazione approfondita dell’attuale conformazione dei processi, delle responsabilità e delle competenze che informano l’attuale organizzazione del settore all’interno della macchina burocratica cittadina, ciò al fine di armonizzare i compiti, innalzare la qualità e i tempi di progettazione e reazione della pubblica amministrazione alle sfide attuali delle politiche urbane. L’ammodernamento e revisione degli uffici e dei servizi comunali in campo urbanistico si rende più che mai una priorità per la futura amministrazione comunale anche per voler stare al passo con la legislazione europea, per evitare storture e contraddizioni normative e ancor prima incentivare, anche in termini di risorse economico-finanziarie utili al supporto delle politiche stesse, proficui rapporti di scambio tra operatore pubblico e soggetti privati. Su questo punto si è messo in luce come l’articolo 56 dell’attuale piano regolatore di Napoli sia uno dei più evoluti in fatto di buone pratiche di lavoro tra Comune e privati e che vada incentivato, come vanno riprese, migliorate e supportate progetti di riqualificazione come quello SI.RE.NA o NapolEst. Infine, il gruppo di lavoro, nel prendere in analisi le grandi questioni urbanistiche e non solo esse irrisolte a Napoli, tra tutte la destinazione dell’area di Bagnoli, formula per il futuro sindaco la raccomandazione di lavorare fin dal suo insediamento senza preconcetti per una convinta operazione di riannodamento fattivo dei rapporti istituzionali e operativi con lo Stato centrale, le amministrazioni competenti per materia e non ultima la Regione Campania per riportare ad unità la filiera dei decisori politici e economici senza la quale uno sviluppo sostenibile proiettato al futuro e ad un miglioramento della qualità di vita dei cittadini napoletani e metropolitani non vi può essere.